Buongiorno,
sono a Manhattan, è mattina, piove: mi alzo, metto gli stivaletti da pioggia, prendo l'ombrello, esco dall'ostello e mi dirigo verso la mia solita caffetteria !Prendo come lo chiamo io un "Acquaccino" (cappuccino) e muffin di dimensioni di una normale torta della nonna:un solo dollaro e venti. Se l'ingordigia non prendesse il sopravvento davanti ad ogni negozio di cibo con questa colazione arriverei con la pancia piena almeno fino all'ora di pranzo.
Mi metto un giornale in testa, e scendo alla metropolitana rossa, la n'2. In 15 minuti sono a Times Square.
Risalgo dalla metropolitana e passeggio. Intorno a me gente che non teme la pioggia. Corrono sì, al riparo, ma non trovano in essa il nemico. Chi deve andare al lavoro è ben fornito di ombrelli e si rifugia negli uffici; chi è in giro a passeggio trova riparo nei negozi, che certamente non mancano. Mi addentro nei centri commerciali, e aspetto che la pioggia finisca. E sorrido. Sorrido anche con la pioggia.
Buongiorno,
sono a Reggio Emilia.
E' la quarta mattina che mi sveglio e sento la pioggia cadere sul mio balcone.
Mi alzo, mi stiro, faccio colazione, mi affaccio alla finestra e mi lamento.
Perché mi lamento?
Ho qualche ora libera, e qualche spicciolo nel portafoglio e vorrei andare in libreria nel centro storico di Reggio. Ma so già cosa succederà. L'umore della mia giornata dipenderà dal mezzo di trasporto che mi porterà in centro; deciderò il mezzo davanti ad un cannellino, di dimensioni del mio dito medio e un cappuccino serio, per due euro e cinquanta.
La bicicletta sarebbe il trasporto perfetto, 9 minuti per: arrivare, parcheggiarla e chiuderla con tre lucchetti. Ma piove, piove troppo forte.
I mezzi pubblici, sono out, fanno parte della sezione " Gli orrori di Reggio Emilia".
Allora opto per la macchina. E se non lo sapete, o a volte lo dimenticate, la gente con la pioggia perde completamente la testa, il lume della ragione: lumache intimorite! I più temerari, che hanno la smania di arrivare al lavoro, strombazzano come forsennati cercando d'incoraggiare a pigiare sul gas ; non capendo che così mettono ancora più ansia a quello davanti; e l'ansia spegne le macchine, il cervello e tutto quanto. A Reggio Emilia, panico generale. Dopo avere girato tutta la città per trovare un parcheggio, posteggio l'auto a dieci minuti a piedi dal centro storico. Arrivo: vuoto. Che desolazione.
Chi vuol capire capisca.
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